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Separazione consensuale davanti all'ufficiale dello stato civile

COS’È LA PROCEDURA DI SEPARAZIONE ALL’UFFICIALE DI STATO CIVILE DETTA ANCHE “SEPARAZIONE IN COMUNE”? 

La “procedura   di   separazione   davanti   all’Ufficiale   di   Stato   Civile”   o   più   comunemente   la   procedura   di “separazione   in   Comune     è   una   delle   procedure   consensuali   di   separazione   introdotte   dalla   legge n.162/2014,   che   consente   alla   coppia   di   separarsi ,   con   procedura   semplificata   e   rapida   da   svolgersi   presso gli Uffici Comunali e non in Tribunale. 

QUANDO POSSO ACCEDERE ALLA PROCEDURA DI SEPARAZIONE DAVANTI AL SINDACO? 

La   procedura   di   separazione   davanti   al   sindaco   (o   ad   un   suo   delegato)   nella   qualità   di   Ufficiale   dello stato Civile è riservata all’ipotesi in cui la coppia di separandi: 

1 . si accordi spontaneamente sulla disciplina dei propri rapporti patrimoniali e personali,

2 . non   abbia   figli   minorenni   o   ancora   a   carico   (cioè   che   seppur   maggiorenni,   non   hanno   ancora   raggiunto la   autosufficienza   economica,   non   fruendo   di   adeguati   redditi   propri),     ’art.lo   12   della   Legge   10 novembre 2014 n. 162  

3 . non preveda trasferimenti immobiliari a composizione dei propri rapporti patrimoniali. 

(il   divieto   di   prevedere   un   assegno   divorzile   affermato   dal   TAR   in   un   primo   momento,   è   stato   poi   considerato non sussistente dal Consiglio di Stato)

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 A . la   Circolare   n.   6   del   24   aprile   2015   del   Ministero   dell’Interno,   aveva   interpretato   l’art.   12   della   legge   162/2014   nel senso di consentire alla coppia di prevedere il pagamento di un assegno di mantenimento,

B . il   Tar   (Tribunale   Amministrativo   Regionale)   del   Lazio   con   sentenza   05   luglio   2016   n.   7813   aveva   dichiarato illegittima   e   annullato   tale   circolare   stabilendo   invece   che   nella   procedura   di   “separazione   in   Comune”   non   poteva essere   previsto   il   pagamento   di   un   assegno   di   mantenimento.   Affermava   infatti   il  Tar   che   l’espressione   «patti   di trasferimento   patrimoniale»   vietati   della   legge,   è   un   espressione   onnicomprensiva   includente   anche   l’assegno   di mantenimento. 

C . Il   Consiglio   di   Stato   (Organo   Giudiziario   superiore   al   TAR)   con   sentenza   n.   4478   del   28/10/16   ha   stabilito   invece   che è   possibile   prevedere   un   assegno   di   mantenimento   in   questa   procedura.   Secondo   il   Consiglio   di   Stato,   l’espressione «patti   di   trasferimento   patrimoniale»   vietati   della   legge,   si   riferisce,   letteralmente,   agli   accordi   traslativi   della proprietà   volti   a   regolare   l’assetto   dei   propri   rapporti   economici   mediante   il   trasferimento   di   proprietà   immobiliari, mentre   l’assegno   periodico   di   mantenimento   rientra   più   propriamente   nelle   “condizioni   economiche”   e   non   nei   patti di   trasferimento   patrimoniale.   Pertanto   può   essere   previsto   un   assegno   di   mantenimento   negli   accordi   consensuali stipulati dinanzi all’Ufficiale di Stato Civile.


COSA SUCCEDE SE NON MI ACCORDO CON L’ALTRO CONIUGE? 

Che   non   è   utilizzabile   questa   procedura   di   separazione   in   Comune   e   pertanto   quello   dei   due   coniugi che vuole separarsi dovrà iniziare una differente procedura di separazione consensuale  o giudiziale .   


SU COSA DEVO ACCORDARMI CON L’ALTRO CONIUGE PER POTERCI SEPARARE UTILIZZANDO QUESTA PROCEDURA?

1 . sul fatto di separarsi

2 . sulla disciplina dei rapporti personali

3 . sulla disciplina dei rapporti patrimoniali


A COSA SERVE LA DISCIPLINA DEI RAPPORTI PATRIMONIALI E PERSONALI?

Tutte   le   procedure   di   separazione   mirano   fondamentalmente   ad   impedire   il   prosieguo   delle   liti degli   ex  coniugi   attraverso   la   realizzazione   di   una   disciplina   scritta   cogente   dei   rapporti   personali   (es. con   chi   stanno   i   figli,   quando)   e   patrimoniali   (es.   chi   paga,   cosa)   dei   coniugi   che   li   sollevi   dall’onere   di dover   quotidianamente   trovare   un   accodo   su   tali   rapporti   in   un   momento   in   cui,   per   il   fatto   delle   liti, non sono più in grado di farlo. Poiché   per   legge   i   patti   scritti   che   contengono   la   disciplina   dei   rapporti   della   coppia   successivi   al divorzio   devono   essere   rispettati   sotto   pena   di   severe   sanzioni ,   una   volta   stabiliti,   ad   entrambi   i   coniugi basterà   pretendere   il   rispetto   di   quei   patti,   se   necessario   con   azione   giudiziale,   per   non   dover   più   litigare sui rapporti da essi regolati.


SU COSA DOBBIAMO ACCORDARCI IN PARTICOLARE PER REALIZZARE LA DISCIPLINA DEI RAPPORTI PERSONALI CHE CI CONSENTE DI SEPARARCI IN COMUNE? 

In   questa   procedura   la   disciplina   dei   rapporti   personali   è   limitata   all’ipotesi   di   figli   maggiorenni che   lavorano   e   hanno   adeguati   redditi   propri,   ma   che   continuano   a   convivere   con   i   genitori,   essendo vietato   l’utilizzo   di   questa   procedura   di   separazione   alle   coppie   che   hanno   figli   minorenni   o maggiorenni non economicamente autosufficienti. Per   il   fatto   della   raggiunta   maggiore   età,   non   deve   essere   stabilito   un   regime   di   affido   dei   figli   ma solo   il   tempo   di   permanenza   degli   stessi   presso   i   coniugi   dopo   la  separazione,   specificando   quando   i   figli staranno a casa di un genitore o dell’altro.   


SU COSA DOBBIAMO ACCORDARCI IN PARTICOLARE PER REALIZZARE LA DISCIPLINA DEI RAPPORTI PATRIMONIALI CHE CI CONSENTE DI SEPARARCI IN COMUNE?

É   possibile   prevedere   un   assegno   di   mantenimento   per   il   coniuge   più   debole   economicamente.   Tale previsione non è giuridicamente obbligatoria. Se   il   coniuge   economicamente   più   debole,   meritevole   di   un   assegno   di   mantenimento   (vedi   le caratteristiche   e   i   presupposti   del   diritto   all’assegno   di   mantenimento ),   vuole   un   assegno   di mantenimento   e   il   coniuge   più   abbiente   glielo   nega,   il   primo   può   ottenere   comunque   detto   assegno d’imperio, dal giudice, promuovendo la differente procedura di separazione giudiziale In   genere   per   trovare   un   accordo   sulla   misura   dell’assegno   di   mantenimento   è   consigliabile   fare una   previsione   realistica   sull’assegno   che   si   potrebbe   ottenere   in   un   giudizio   di   separazione   giudiziale, cioè   in   un   giudizio   nel   quale   è   il   giudice,   al   posto   dei   coniugi   che   non   si   accordano,   a   decidere   la   misura dell’assegno.   Ciò   si   può   fare   rivolgendosi   ad   un   avvocato   o,   più   approssimativamente,   valutando   quanto occorre   mensilmente   al   coniuge   più   debole   per   mantenere   il   tenore   di   vita   goduto   in   costanza   di matrimonio. Su tale base determinate la misura dell’ assegno . Recentemente     una     sentenza     innovativa     della    Corte     di     Cassazione     Civile,     ( sez.I,     sentenza 10/05/2017   n°   11504 ),   ha   stabilito   per   il   divorzio  (e   non   per   la   separazione)   criteri   più   stringenti   per   la concessione dell’assegno divorzile Nella   separazione   la   giurisprudenza   costante     afferma   invece   che   il   criterio   per   determinare   la misura   dell’assegno   di   mantenimento   è   quello   dell’idoneità   dello   stesso   ad   assicurare   al   coniuge economicamente   più   debole   la   possibilità   di   conservare,   dopo   la   separazione,   il   tenore   di   vita   goduto   in costanza di matrimonio. Una   volta   fatta   una   previsione   di   massima   sulla   misura   dell’assegno   di   mantenimento   che   potrebbe essere   riconosciuto   in   un   giudizio   contenzioso   dal   giudice   al   coniuge   economicamente   più   debole,   la coppia   può   decidere   di   evitare   le   lungaggini   e   i   costi   di   una   separazione   giudiziale   e   accordarsi   sulla misura   dell’assegno   di   mantenimento   per   accedere   alla   celere   ed   economica   procedura   di   separazione   in Comune. Naturalmente,   non   è   previsto   dalla   legge   alcun   limite   alla   misura   dell’assegno:   la   coppia   è   libera   di scegliere   una   misura   di   assegno   di   mantenimento   di   qualunque   entità.   Se   il   coniuge   economicamente più   forte   è   d’accordo   nel   pagare   un   assegno   maggiore   rispetto   a   quello   che   garantisce   semplicemente   la conservazione   del   tenore   di   vita   goduto   in   costanza   di   matrimonio,   la   coppia   può   prevedere   tale   assegno generoso   nelle   proprie   pattuizioni,   non   è   vincolata   alla   misura   che   deriva   dal   calcolo   del   tenore   di   vita goduto   in   costanza   di   matrimonio.   Simmetricamente,   se   il   coniuge   economicamente   più   debole   non chiede   un   assegno   per   se,   è   possibile   in   questa   procedura   (alla   quale   possono   accedere   le   sole   coppie   che non   hanno   figli   minorenni   o   economicamente   non   indipendenti)   prevedere   che   non   riceva   alcun assegno.   Se   infatti   gli   assegni   per   il   mantenimento   dei   figli,   trattandosi   di   diritti   non   disponibili,   non sono rinunciabili, l’assegno per il coniuge è un diritto disponibile e pertanto può essere rinunciato. 


A QUALE UFFICIO ANAGRAFICO DEVO RIVOLGERMI? 

E’ competente l’Ufficio Anagrafico del Comune di residenza di almeno uno dei coniugio o del comune presso cui è iscritto o trascritto l'atto di matrimonio.


E’ NECESSARIA L’ASSISTENZA DI UN AVVOCATO? 

No. in questa procedura l’assistenza di un avvocato è prevista dalla legge come facoltativa. Si può concludere validamente la procedura anche senza l’assistenza di un avvocato.


COME FUNZIONA LA PROCEDURA DI SEPARAZIONE DAVANTI ALL’UFFICIALE DI STATO CIVILE?

I   coniugi   dovranno   presentare   personalmente     un   modulo   contenente   l’accordo     sottoscritto   da entrambi   che   verrà   ricevuto   dall’Ufficiale   dello   Stato   civile   e   presentarsi   un   seconda   volta   davanti all'Ufficiale   dello   Stato   Civile   non   prima   di   30   giorni   dal   primo